Roccoli



Roccoli

Uno degli elementi più belli e caratteristici del paesaggio in Valle Brembana è quello costituito dai roccoli.
Nati in epoca medievale come fonte integrativa di sostentamento della magra economia rurale, essi rappresentano un importante capitolo dell’architettura spontanea e della cultura rurale della Valle Brembana.
Utilizzati per la cattura degli uccelli, sono il risultato della sinergia tra una secolare passione venatoria, assai diffusa nei nostri paesi, la grande conoscenza dell’avifauna e una raffinata tecnica silvicolturale, proprie delle popolazioni di montagna. Malgrado molti siano andati perduti per abbandono, ve ne sono ancora decine che si stagliano con il loro profili sulle dorsali, sui poggi e sui crinali, lungo le linee migratorie dell’avifauna.
Tutti i roccoli sono infatti posti su punti dominanti, con ampio campo visivo, soprattutto verso est, per poter scorgere tempestivamente gli stormi in avvicinamento.

L’impianto fondamentale consiste in una costruzione realizzata in murature e legno (il casello), a forma di torretta e avvolta da specie rampicanti o da alberi addossati alla parete che mascherano la costruzione.
Sul casello, solitamente dotato di un piccolo ballatoio, si apposta l’uccellatore a sorvegliare l’arrivo dei migratori. Dal casello si sviluppa un doppio filare di alberi a semicerchio (il tondo o il cerchio) con la parte aperta in corrispondenza del casello.
Il tondo costituisce la parte fondamentale per la cattura degli uccelli: le cime degli alberi si fanno congiungere così da formare una galleria all’interno della quale è posta un’intelaiatura che regge delle reti.

La funzione del roccolo è quella appunto di attrarre gli stormi degli uccelli in volo e catturarli mediante le reti. Nel tondo vi sono degli uccelli (richiami) disposti in gabbie che con il loro canto richiamano l’attenzione dello stormo.
Quando lo stormo si posa, l’uccellatore dal casello lancia gli spauracchi, formati da rametti con penne di un rapace, che spingono gli uccelli a infilarsi nel tondo, rimanendo intrappolati nelle reti. Naturalmente oggi esiste una coscienza ecologica che ha portato già da anni al divieto di questa forma di caccia e i roccoli ancora funzionanti sono utilizzati per importanti studi sui flussi migratori dell’avifauna.

Di certo essi rimangono ancora oggi veri e propri monumenti architettonici, rappresentazione di una grande cultura naturalistica che ha permeato per secoli generazioni di montanari. Delle centinaia di roccoli esistenti un tempo sui passi e sulle creste della Valle Brembana, molti sono oggi andati perduti per abbandono e perché ricoperti e ormai nascosti dalla vegetazione. Ne rimangono tuttavia diverse decine che possiamo ancora oggi ammirare in tutta la loro bellezza. L’elenco non può essere che sommario ma tiene conto di quelli più significativi.
Partendo dalla bassa valle troviamo sul Canto Alto, raggiungibili da Sorisole, Sedrina o Zogno, il Fontanù, o Fontanone, il Prat tònd e il Prati Parini.
Una magnifica zona di passaggio era Miragolo San Marco, sopra Zogno, che conta ancora diversi roccoli: il Colombèr, il Prato Rosso, il roccolo al colle e quello del Flin.

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